Fosso Marchetto Gorge

Punti d'Interesse

Sull’area sommitale del Monte Subasio sono presenti vistosi fenomeni carsici dovuti alla permeabilità degli strati calcarei, alla morfologia pressoché pianeggiante e alla presenza di faglie che hanno favorito la dissoluzione lungo allineamenti ben definiti. Si individuano due tipi principali di doline: di sprofondamento, chiamate con il termine locale “mortari” e di dissoluzione superficiali, dette “fosse”.

Il Mortaro Grande e il Mortaiolo sono due profonde doline quasi contigue. La prima ha una forma leggermente ellittica con l’asse maggiore lungo circa 270 metri, mentre quello minore 220 metri. La sua forma è intermedia tra dolina a ciotola e quella ad imbuto, presentando pareti abbastanza ripide e fondo arrotondato. La profondità è di circa 60 metri. A nord Est di questa grande dolina si trova il Mortaiolo a contorno sub-circolare: il diametro è di circa 70 metri, la profondità si aggira sui 20 metri e il fondo si raggiunge dopo una ripida e pericolosa discesa per la forte pendenza delle pareti soprattutto nella parte più bassa. Data la forma particolare di questo tipo di depressioni vengono definite “doline a calice”. Un’altra dolina di sprofondamento è il Mortaro delle Trosce, situato circa 500 metri a nord est delle antenne. La forma è circolare con sezione simile a quella del Mortaro Grande, il diametro è di circa 160 metri e la profondità è di 50 metri.

Tra le “fosse”, Fossa Rotonda, situata a circa 400 metri a nord-ovest dalla vetta del Subasio, è una dolina a fondo piatto, con diametro maggiore lungo un centinaio di metri, il minore 43 metri e la profondità di circa 12 metri. È stata impermeabilizzata per la raccolta delle acque piovane al fine di alimentare gli abbeveratoi di Vallonica.

Ad ovest della Vetta del Monte Subasio si incontra Fossa Cieca, dolina a ciotola con diametro medio di 17 metri e profondità di 4 metri. Anche sul fondo di questa è stata realizzata una platea di raccolta e una cisterna che alimenta un abbeveratoio.

Sul versante di Spello si trova il lago di Pietrolungo, una dolina a piatto, ampia e poco depressa, con diametro di circa 40 metri, al cui centro permane un piccolo specchio d’acqua. Tutta la dolina e la zona circostante sono state interessate dal rimboschimento per cui il fenomeno carsico attualmente è poco riconoscibile.

Oltre ai fenomeni carsici epigei descritti, la parte sommitale pianeggiante del rilievo è densa di altre numerose depressioni a fondo piatto con diametro e profondità molto variabili ma che sono attribuibili a carsismo superficiale. Una valle di origine carsica e molto vistosa salendo dal versante assisano è l’area di Vallonica. Dalla forma del paesaggio si evince la coalescenza di doline di dimensioni inferiori a quelle finora descritte (uvala). Interessante è la presenza di uno specchio d’acqua temporaneo in una di queste piccole depressioni (Lungo il sentiero 350 direzione Sasso Piano).

Fenomeni carsici ipogei non sono molto frequenti e il fatto è attribuibile alla natura stessa della roccia calcarea, che si presenta con stratificazione regolare e variabile da pochi centimetri ai 50 cm. Ciò non ha impedito però che si siano formate alcune cavità in comunicazione con l’esterno rappresentate soprattutto da cinque pozzi, sette grotte e due cunicoli. Il pozzo più profondo è quello indicato col nome di Grotta del Subasio o del Diavolo che si apre a 1016 metri in prossimità di Sassopiano e ha una profondità totale di 30 metri.

Un altro fenomeno carsico di interesse e legato a leggende della tradizione locale è l’Orrido delle Carceri. L’inghiottitoio convoglia le acque di infiltrazione raccogliendole in una grande cavità ipogea. Una credenza popolare ritiene che si riempia di acqua solo in occasione di guerre e avvenimenti di particolare rilevanza.

Nei pressi di Prati Pistello è presente un inghiottitoio profondo di circa 10 metri interamente nella formazione rocciosa della Scaglia Rossa (lungo il sentiero 361).

Rete Natura 2000 nel Parco del Monte Subasio
Nel territorio del Parco sono stati individuati cinque Siti di Interesse Comunitario (SIC), ora riconosciuti come ZSC, visti i diversi habitat di interesse presenti nel territorio. Queste zone sono state concepite per la tutela e la conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali. Queste zono sono: Fiume Tescio (parte alta); Colli Selvalonga – Il Monte (Assisi); Monte Subasio (sommità); Fosso dell'Eremo delle Carceri (Monte Subasio); Poggio Caselle - Fosso Renaro (Monte Subasio).

La Lecceta dell’Eremo delle Carceri è un esempio interessantissimo di lecceta ad alto fusto ed è stata da sempre protetta dai frati che hanno abitato sul monte dai tempi di San Francesco. Ora è riconosciuta anche come ZSC.

Faggeta del Macchione
Le vaste faggete presenti nel passato ora sono limitate ad alcune aree, la più vasta delle quali è quella conosciuta come il Macchione che si trova tra Armenzano e Costa di Trex.

Prati sommitali
Sono praterie perenni che si estendono su una superficie di 1.190 ettari.
Questi prati in primavera sono colorati da numerosi fiori, tra i quali va ricordato il narciso, riconosciuto anche come “il fiore del Monte Subasio”. Questo fiore, oggi protetto come tutte le altre specie flogistiche, in passato veniva raccolto nel giorno dell’Ascensione per comporre le tradizionali “mazze fiorite”.

Colli di Selvalonga
Zona caratterizzata da grandi estensioni boscate di cerro e roverella.

Sul fiume Tescio, che delimita il confine settentrionale del Parco, sono presenti numerosi ponti di epoche lontane che servivano a facilitare sia i traffici con le vicine Marche, sia il flusso dei pellegrini. Si tratta di una viabilità secondaria che servì a collegare le due parti in cui il Tescio divide la valle omonima. Alcuni di questi ponti sono:

– Ponte san Vittorino o Vetturino (del 1283 e ricostruito nel 1514)
– Primo Ponte dei Galli o Ponte del Molinaccio (1193)
– Secondo Ponte dei Galli o Ponte Santa Croce (1353-1357)
– Ponte Dolci (prima metà dell’800)
– Ponte Grande (1469)
– Ponte Marchetto (epoca medievale)
– Ponte Cavaliero (XVII secolo)

Data la forma arrotondata del Subasio e la sua natura calcarea, gran parte delle acque meteoriche scendono nel sottosuolo fino a raggiungere gli strati impermeabili. Ecco che allora le acque fuoriescono dal Monte a vari livelli in forma di sorgenti che l’uomo, nel tempo, ha gestito realizzando fonti e fontanili, prevedendo, a volte, anche l’incanalamento delle acque e il loro utilizzo negli acquedotti dei paesi vicini. Alcune di queste fonti sono:

– Fonte Bregno (ai limiti dei confini tra Assisi e Spello)
– Fonte Maddalena (nei pressi di Costa di Trex)
– Le tre Fontane (Nei pressi dell’Eremo delle Carceri)
– Fonte Sermattei (situata presso il borgo abbandonato di Gabbiano Vecchio)
– Fonte del Brecciaro (lungo la strada che porta ad Armenzano)
– Fonte San Silvestro e Fonte San Benedetto (situate presso le abbazie omonime)

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